In questa poesia, Migone racconta di una capra che tenevano in casa quando erano piccoli. La descrive in maniera affettuosa e particolare, grande e fiera, con il suo pizzetto d’oro e il ciuffetto d’argento. Aveva una stellina in fronte per ornamento ed insomma era la migliore capra che c’era.
Stellina, questo era il suo nome, era altera e imponente, usciva la mattina presto a pascolare, e rientrava la sera, più o meno verso l’ora di cena. Era una capra onesta e serena, e da quanto era bene educata non disturbava mai, in case altrui. Nonno Piero, il babbo di Migone, la accudiva con attenzione, infatti la portava solo sul monte e mai nessuno la disturbava. Questo splendido animale dava brocchette intere di latte, potente e sostanzioso, che nonno regalava ai poveri. La mattina presto era sempre premurosa, sbrigava i suoi doveri e, orgogliosa, usciva in campagna con le sue corna appuntite che la rendevano più forte e coraggiosa. La sera quando tornava a casa, faceva gli inchini, perfino la gente salutava! Migone descrive la sua famiglia, come una famiglia di povera gente ma onesta: babbo, mamma, tre figlie e tre figli, senza pretese né pretesti. Il più piccolo, Scintilla, era un tormento non era mai calmo, né contento; brontolava per cena e per pranzo e ne approfittava quando c’erano ospiti. La sera quando era ora di andare a letto, si metteva sotto una coperta di lana e faceva finta di dormire. Davanti al caminetto il sonno arrivava bello e naturale, tutti dormivano e anche Migone, russando, faceva finta di dormire. A quel punto per Scintilla era il via libera verso la salsiccia, che tagliava, e questa pian piano si accorciava. Nonna Filomena stava cominciando a notare che la salsiccia diminuiva, e siccome Migone era il più fifone, davano sempre tutte le colpe a lui. Lo punivano con severità mandandolo a pascolare la capra senza lasciargli alcuna libertà. Prendeva persino colpi! Infatti Scintilla, da quanto era goloso, portava via il latte di Stellina e quando, questa ne dava poco, la condanna per Migone era certa. Poi da quella severa condanna sono cresciuti e bene stanno, quando capita che si incontrano fanno festa, allegri e fieri raccontandosi di quando erano piccoli. Confrontandosi oggi, Migone lamenta che le difficoltà gli hanno fatto perdere i capelli, mentre Scintilla con i suoi baffoni è cresciuto forte e vigoroso mangiando salsiccia e latte di capra. La povera Stellina morì di vecchiaia, da tutti si era fatta apprezzare, e Migone, sognandola ogni tanto, la ricorda con tanta simpatia e le dedica questa lunga poesia:
Sa craba mannalizza
Fit una craba de una bella manta
cun sos corros ispartos e fiera,
sa menzus mannalizza a su chi nanta.
Sempre a s’alerta, ma semper altera,
su colore prus craru è su castoro
e imponente che una pantera.
Su pizzu sou pariat de oro,
sos pilos fin che seda pettenada,
cantu manna fit issa, fit su coro.
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